La strada modenese, realizzata dal Granduca Pietro Leopoldo per collegare il territorio toscano e soprattutto il porto di Livorno con gli stati asburgici dell’Italia settentrionale senza passare dallo Stato della Chiesa, fu senz’altro una delle più importanti realizzazioni promosse dal sovrano lorenese.
Costata più di due milioni di lire dell’epoca, essa doveva permettere il passaggio dei carri e delle mercanzie durante tutto l’anno o, come scriveva nel 1833 Emanuele Repetti, doveva essere ampiamente “carreggiata e postale fino ai confini del ducato di Modena” (E.Repetti, Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, Firenze 1833-45).
Fu così necessario superare forti dislivelli, mantenendo la strada entro ragionevoli pendenze, costruire “solidi e magnifici” ponti, dotarla “di colonnine miliari, di comode fabbriche per alberghi e per le poste dei cavalli”. Particolarmente significative furono le monumentali opere del ponte sul torrente Sestaione, a due campate ellittiche poggianti su un alto pilone centrale, o di quello sul Lima, a un solo arco, ma anche le numerose fontane che dovevano facilitare il percorso per gli uomini e gli animali.
I lavori, iniziati nel 1766, andarono avanti per più di dieci anni e gli ostacoli maggiori furono trovati soprattutto nell’ultimo tratto, quello che superato il torrente Lima porta sino al valico, per il quale fu necessario tracciare numerosi tornanti. La nuova via, detta anche Giardini-Ximenes, dal nome dei due progettisti modenese e toscano, di fatto fece sorgere il paese di Abetone, nei pressi della foresta di Boscolungo.