TRA LUCCA, MODENA E PISTOIA: L’ALPE DELLE TRE POTENZE – LA STORIA

Beatrice Bugelli, più conosciuta come Beatrice di Pian degli Ontani, nacque nel 1803 al Conio, una frazione del Melo nel comune di Cutigliano. Rimasta orfana della madre, seguì giovanissima il padre scalpellino, condividendone la sorte di migrante stagionale in Maremma. A vent’anni sposò il pastore Matteo Bernardi e andò a vivere al Catino, un pianoro fra Pian di Novello e il Sestaione, manifestando il suo estro di improvvisatrice.

Dopo la distruzione della sua casa, franata nel 1836 per una piena del Sestaione, si trasferì in una nuova “casuccia” nei pressi di Pian di Novello, dove si spense nel 1885. La sua esistenza fu segnata da dolori e privazioni: i contrasti familiari, gli otto figli da crescere, la morte prematura del primogenito, la precoce vedovanza. Analfabeta, di modesti costumi, la “pastora poetessa” (come la chiamò Alessandro Chiappelli), incarnò in modo esemplare i valori genuini e la spontaneità della cultura popolare. Grazie alla sicurezza della sua vena, al suo spirito acuto e al forte temperamento, Beatrice resta tra i più celebrati protagonisti della storia della poesia di improvvisazione moderna.

Scrisse di lei il Tommaseo: “A Cutigliano ho trovato una ricca vena di canzoni popolari […]. Feci venire di Pian degli Ontani una Beatrice, moglie d’un pastore, donna di circa trent’anni che non sa leggere e che improvvisa ottave con facilità, senza sgarar verso quasi mai” (N. Tommaseo, Gita nel Pistojese, “Antologia. Giornale di scienze lettere e arti”, vol. XLVIII, 1832).

Alimentato dall’ammirazione di eminenti filologi e letterati, dal Tommaseo al Giuliani, dal Giusti al d’Azeglio, dal Tigri al Barbi, dal Pascoli al Fucini “il mito di Beatrice di Pian degli Ontani e dei vari cantori dell’Appennino […] si sarebbe poi trasferito nel più esclusivo circuito internazionale grazie all’opera di Francesca Alexander e alla mediazione di John Ruskin. Il quale si fece editore, nel 1885, dello splendido Roadside Songs of Tuscany, corredato dai canti pazientemente raccolti ed illustrati da Francesca Alexander, figura virginale che raccoglie in sé i motivi e il fascino di tutta un’epoca” (G. Chelucci, Fortuna della montagna, in Le guide di Pistoia e del suo territorio dal manoscritto alla stampa, a cura di D. Danesi, Siena 1998).

 

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