AL CONFINE TRA PISTOIA E BOLOGNA: I MONTI DELL’ORSIGNA – LA STORIA

Anticamente una delle più frequentate strade transappenniniche era quella che da Bologna per il passo di Porta Franca scendeva nella valle dell’Orsigna per raggiungere Pistoia. Proprio per questo il controllo della linea confinaria era particolarmente importante e, come scrive il Bortolotti, “sul crinale che noi percorriamo liberamente passavano in perlustrazione le Guardie del Papa ed i Gendarmi del Granduca di Toscana, e di questo periodo restano traccie, oltreché nei cippi di confine, nei vari nomi come Gabelletta, Termine, Porta Franca, Dogana, Doganaccia ecc.” (G. Bortolotti, Guida del lago Scaffaiolo e dell’alto crinale dall’Oppio all’Abetone, Bologna 1950).

Con l’apertura della nuova strada per Modena, gli altri passaggi molto più difficilmente percorribili, persero gradatamente importanza e molti degli insediamenti doganali, specie se dislocati in località impervie e poco accessibili, furono via via abbandonati. Si accrebbe invece il ruolo svolto nella zona dal castello di Pracchia, come luogo di collegamento tra la nuova strada regia e i percorsi che raggiungevano Porretta attraverso le valli del Reno o della Limentra.

Si spiega anche così la necessita di potenziare, negli anni ’80 del secolo XVIII, la dogana di Pracchia: “All’incontro – si legge in una relazione anonima sulle dogane di Pistoia conservata nell’archivio di Stato di Firenze – per rendere assicurato l’interesse per le dogane io non valuto il posto di Pontepetri, poiché i portatori dei diversi generi hanno tante strade per esimersi dal passo di detto posto, ma crederei utile quello di Pracchia che è di frontiera al confine e che la maggior parte delle canape del bolognese si lavorano in quel castello e all’Orsigna e a Frassignoni”.

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