Sin dagli ultimi decenni del XIX secolo, grazie anche ai comodi collegamenti assicurati dalla ferrovia Porrettana e dalla strada Ximeniana, le località dell’Alto Appennino Pistoiese, particolarmente care al pubblico dei residenti stranieri e al ceto signorile di Firenzee di Bologna, divennero meta di gite e di villeggiature montane, affermandosi tra le più note e attrezzate stazioni di soggiorno estivo dell’Italia centrale.
Nelle Guide ottocentesche della Montagna Pistoiese, edite a partire dagli anni Settanta da Giuseppe Tigri e da Francesco Carega di Muricce sotto gli auspici della sezione fiorentina del Club Alpino Italiano, non mancavano notazioni storiche e naturalistiche, itinerari di visita e descrizioni di ascensioni alle vette appenniniche. Tra le escursioni raccomandate, un posto di rilievo era riservato alla gita al Lago Scaffaiolo, dove già nel 1878 era stata costruita una “capanna di ricovero” ad uso degli alpinisti.
Al tempo dell’inaugurazione del rifugio, “quei termini che già segnavano la divisione ed il servaggio della patria”, ovvero i cippi di confine da poco inutilizzati, stimolarono un accorato discorso del cav. Luigi Bacci, inneggiante “ai prodi che pugnarono per l’indipendenza e la libertà nazionale”, ai “saggi che ne assicurarono il trionfo”, ai valori e alle virtù incarnate dal Club Alpino Italiano, con particolare riferimento al suo “fondatore e presidente generale onorevole Quintino Sella” (F. Carega di Muricce, Un’estate a Cutigliano, Pistoia 1887).