Questo piccolo lago, incastonato su una costa senza vegetazione vicino al crinale di monti aspri e battuti dal vento, ha da sempre suscitato particolare curiosità, proprio per quelle caratteristiche che ne hanno fatto se non un caso unico certo un caso molto particolare.
Dalla sua stessa presenza ad una quota così alta per l’Appennino, alla sua sterilità, privo come è di vegetazione lacustre e di pesci, dal suo colore agli strani fenomeni atmosferici che spesso si verificano all’improvviso. Sono proprio queste particolarità che nel passato hanno alimentato tra la gente di montagna miti e leggende sul lago, nobilitate dalla penna del Boccaccio. Ce lo ricorda il Tigri, che dopo aver affermato come vedere un simile lago suscita gran sorpresa e una piacevolissima impressione, scrive di “un’antichissima tradizione, narrata anche dal Boccaccio nel suo libro de’ laghi e de’ fiumi, [secondo la quale si solleva] dal fondo di esso tremenda burrasca ogni qualvolta vi si getti dentro una pietra” (G. Tigri, Guida della montagna pistoiese, Pistoia 1868).
Miti e leggende che alimentando la fantasia popolare, lo ricorda sempre il Tigri, arrivarono ad attribuire agli spiriti residenti nel lago la spaventosa frana che distrusse l’intero abitato di Lizzano nel 1814. (Il Lago Scaffaiolo ieri e oggi. Storia e leggenda, folletti e alpinisti a due passi da casa, a cura di P. Foschi, Bologna 1997)