La storia delle valli della Sambuca è celebrata nell’affresco realizzato dal pittore Paolo Maiani sotto le Logge di Pavana, in occasione del millenario del paese (998-1998).
L’opera riassume in quattro scene il mito storico e letterario di questi monti, sospeso tra passato e presente: la Consegna del diploma dell’Imperatore Ottone III al vescovo Antonino, avvenuta nel 998, con cui l’imperatore conferma alla Mensa Vescovile di Pistoia, tra gli altri possedimenti, la “Villam de Pàvano”; la Visita di Cino da Pistoia alla tomba di Selvaggia de’ Vergiolesi, la donna amata dal poeta, morta nel 1313 nel Castello della Sambuca sullo sfondo delle lotte fra Bianchi e Neri.
L’epopea recente del paese di Pavana, con la raffigurazione di luoghi e personaggi leggendari ancorché ‘minimi’ (come il Mulino, il Pontaccio, il Limentra, le figure del sarto Gino Nativi chiamato Gòcchia, di Almina la Paiara, di Dante detto Poldo), introdotti dal loro cantore moderno, il ‘pavanese’ Francesco Guccini, anch’egli rappresentato nel dipinto.
Storie e personaggi che appartengono a queste valli ma che vivono nell’immaginario collettivo grazie alla trasfigurazione letteraria delle “Cròniche epafàniche” (Milano 1990), da intendersi nella doppia accezione di cronache di Pavana e di cronache epifaniche, cioè rivelatrici di realtà ulteriori), e delle stesse canzoni di Guccini: una per tutte l’epica Amerigo, che evoca in modo commovente il mistero di un’esistenza inafferrabile, specchio del proprio volto, delle proprie radici, e la potenza sotterranea dei ricordi infantili, lasciati, ma non perduti, “tra i castagni dell’Appennino”.