Sigfrido Bartolini nel corso di circa 40 anni allestì a Pistoia la sua “casa della vita” nella quale il visitatore può facilmente riconoscere il senso dei principi e dei modelli estetici che hanno guidato la sua arte di pittore e incisore, nello stesso modo in cui la ricca Biblioteca, distribuita nei tre piani della casa, mostra i riferimenti letterari, storici e filosofici del Bartolini scrittore e pensatore. Al secondo piano dell’abitazione, diventata nel 2011 “Casa-Museo”, in quella che familiarmente viene chiamata “soffitta” si trovano: la Biblioteca, la cui peculiare fisionomia, oltre alla quantità e alla qualità delle opere contenute, distingue nettamente questa raccolta dal patrimonio presente nelle altre biblioteche del territorio pistoiese e la rendono di particolare interesse per coloro che vogliano conoscere o approfondire la storia e i movimenti artistici e letterari che hanno caratterizzato una parte del Novecento; l’Archivio dell’artista, i Fondi archivistici dello scrittore Barna Occhini e del pittore Giulio Innocenti, che nel tempo erano stati affidati a Sigfrido Bartolini e l’imponente corrispondenza personale. Quest’ultima rappresenta forse uno degli ultimi fondi epistolari del Novecento, dal momento che l’avvento della posta elettronica ha di fatto determinato la loro scomparsa. Infatti, Sigfrido Bartolini al telefono, cui riservava il compito della comunicazione veloce, preferiva la scrittura cui affidava i contatti profondi con gli amici, sodali o colleghi dando vita a vivaci scambi di idee in un metafisico salotto di carte. Il salotto epistolografico di Bartolini vedeva fra i più significativi frequentatori: Ardengo Soffici, Orfeo Tamburi, Orsola Nemi, Giuseppe Prezzolini, Luigi Baldacci, Barna Occhini, Vintila Horia, Augusto Del Noce, Giovanni Volpe, Giovanni Michelucci, Dino Grandi, Ernst Jünger. Tante lettere e tante vite, che non sono solo la storia di un complesso tessuto di amicizie, né la sola testimonianza dei molteplici e variegati rapporti con altri artisti, scrittori, intellettuali, giornalisti, ma raccontano la storia di un gruppo di intellettuali che condividono uno sconfinato amore per la cultura.
Contravvenendo al cliché invalso nell’immaginario collettivo, Bartolini è stato rigoroso e ordinato, sia ovviamente nel suo lavoro, per quanto riguarda le lettere e le sue carte, sia per quelle che nel tempo gli sono state affidate.

L’Archivio di Sigfrido Bartolini (e i relativi fondi di Barna Occhini e Giulio Innocenti) nel 2012 è stato notificato dalla Soprintendenza Archivistica per la Toscana con il provvedimento di dichiarazione di interesse storico particolarmente importante.

La Casa Museo è anche sede dell’Associazione “Centro Studi Sigfrido Bartolini”, che ha lo scopo di assicurare la conservazione, tutela, promozione, diffusione e valorizzazione del nome, dell’opera e del patrimonio artistico e letterario dell’artista. Fa inoltre parte dell’Associazione Nazionale “Case della Memoria”. Divenuta museo pochi anni dopo la morte dell’artista, la sua dimora si apre al pubblico per permettere a chi è interessato all’arte del ‘900 e all’opera dell’artista di entrare nel suo mondo. Un mondo dove la fiaba, quella di Pinocchio, che il maestro illustrò con 309 xilografie in bianco e nero e a colori, si mescola con il reale accompagnata dalla particolare tecnica e dagli strumenti dell’incisore. La quadreria che adorna le pareti della casa è un percorso interessante e in gran parte inedito. Attraverso l’opera pittorica dell’artista e dei suoi sodali novecenteschi il visitatore si troverà di fronte un’esposizione permanente assolutamente originale e di grande fascino contestualizzata nell’ambito di una dimensione estranea alla fredda disposizione museale.

Visita il sito della Casa Museo Sigfrido Bartolini

 

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